martedì 29 agosto 2023


 Ecco il percorso che dalla strada per Fistolera/ Erla sarebbe dovuto arrivare al Serpèè, dove era prevista la costruzione di una briglia.

L'opera è stata realizzata solo in parte. Ora la strada serve le case della Muta ed è chiusa da una sbarra subito dopo l'ultima casa.


San Giorgio a Rogolo



 
Affresco di San Giorgio al Castello


Affresco di San Giorgio nella chiesa parrocchiale



Bassorilievo in polvere di marmo all'argine, alla fine del sentiero degli alpini


S. Giorgio

 Fu un martire cristiano nato in Turchia (Cappadocia) verso il 280.  E’ venerato da tutte le chiese che ammettono il culto dei santi.

I suoi attributi sono: drago, palma (simbolo del trionfo della fede in Cristo sulla morte e attributo dei martiri), armatura, stendardo costituito da una croce rossa in campo bianco.

Fu un valente soldato sotto Diocleziano, ma rifiutò la religione romana e per questo fu condannato a morte.

Secondo la tradizione, fu picchiato, sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ebbe una visione di Dio, che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la resurrezione.

Fu infine decapitato nel 303.

Le sue reliquie sono conservate in una chiesa di culto greco-ortodosso a Lidda (Lod), in Israele.

Gli sono attribuiti dei miracoli, in vita e da morto.

Assieme a San Michele, è erede dell’immagine dell’eroe che uccide il drago, simbolo del peccato. E’ la lotta del bene contro il male. Il suo culto divenne molto diffuso in occidente e in tutto l’Oriente bizantino.

La leggenda dice che in uno stagno in Libia ci fosse un drago che, con il solo fiato, uccideva le persone che incontrava. Per placarlo gli venivano offerte due pecore al giorno, ma quando le pecore scarseggiavano, gli si dovette offrire una pecora ed un giovane tirato a sorte.

Un giorno venne estratta la figlia del re, il quale offrì, per vederla risparmiata, metà dei suoi averi. La popolazione che aveva visto tanti dei suoi giovani morire, però, si ribellò e alla fine il re dovette rassegnarsi. Mentre la giovane si stava dirigendo verso il lago, arrivò San Giorgio, che promise di intervenire per salvarla nel nome di Cristo. Quindi salì a cavallo e proteggendosi con la croce affrontò il drago ferendolo gravemente. Poi disse alla principessa di avvolgere la propria cintura attorno al collo del drago, che la seguì, docile, fino alla città. Successivamente tranquillizzò gli abitanti terrorizzati, dicendo loro che se si fossero convertiti al cristianesimo lui avrebbe ucciso il drago. Il re e la popolazione si convertirono e il drago fu ucciso e trainato fuori dalla città da quattro paia di buoi.

Si pensa che la chiesetta di S. Giorgio del castello sia di origine longobarda. Non è difficile crederlo: alcuni toponimi di Rogolo potrebbero essere di origine germanica: Gualdo, Erla e non escluderei Erdona*, anche se l’origine dell’utimo nome potrebbe essere addirittura etrusca o celtica. Anche alcuni nomi che potrebbero sembrare di origine latina (tipo Fistolera) potrebbero derivare dal dialetto germanico, anche se ora è molto difficile dirlo.

Il santo patrono dei Longobardi era San Michele, ma anche San Giorgio, per loro, era importante. Entrambi sono santi guerrieri, entrambi uccidono il drago. I Longobardi, inoltre, erano venuti in contatto con la cultura bizantina, che aveva una considerazione speciale per questo santo.

E’ tradizione che il giorno di S. Giorgio tutti i Rogolesi siano invitati alla chiesetta per una messa. Per un antico lascito del 1403, i castellani offrono alla popolazione castagne e latte. Adesso gli ospiti vengono anche da paesi vicini e non viene offerto solo quanto stabilito dal lascito, però non mancano mai le castagne, magari cucinate per creare un buon dolce, e il latte. I padroni di casa sono riusciti a conciliare la tradizione con i tempi moderni, in un’atmosfera intima e molto ospitale. Di questa consuetudine ne fa cenno anche Melchionne Gioia.

In paese girava voce che il santo proteggesse anche il paese dai pericoli del “fiume”. Il torrente San Giorgio, nella storia, si è dimostrato talvolta pericoloso. Basta considerare che l’attuale paese si trova sul conoide di deiezione del torrente o che delle vecchie abitazioni testimoniano che una frana importante deve avere invaso il paese. Occorre poi ricordare l’ultima importante frana del 1967, che qualcuno ancora ricorda. Attualmente abbiamo un alto argine per proteggerci, esistono alcune briglie per fermare o rallentare eventuali frane (la più grande e conosciuta è quella della Serra) e in passato erano stati previsti dei lavori per una briglia appena sotto al Serpèè, vicino ad Erla, poi non realizzati.

Proverbio che lega i due Santi: Se Sant Giorsc nun ghe sarèss, gnanc San Michéé non pudarèss (A San Giorgio è tempo di semina, a San Michele di raccolto, quindi “Non c’è raccolto senza semina”). Non so, però, se questo proverbio appartenga anche alla tradizione di Rogolo.

 

(*)          Wald (bosco/ foresta)= Gualdo (il suono wa- è stato spesso latinizzato un Gu-,

esempi Walter/ Gualtiero; want/ guanto)

Erle (ontano)= Erla

Herde (mandria)= Erdona

NB: Queste mie congetture sono solo ipotesi che dovrebbero essere verificate.